Martedì 12 aprile, alle 9, si è tenuto il secondo appuntamento con i laboratori di etnopsichiatria, con la prof. Pisani e la collaborazione del Centro Studi Sagara
Qui di seguito i “take-home messages”, una sintesi dei concetti emersi durante l’incontro di formazione
- Il primo laboratorio di etnopsichiatria nasce da un impasse clinico, dalla comprensione che gli strumenti a disposizione della medicina (occidentale) non avessero una efficacia universale.
- Il dispositivo di mediazione etnoclinica permette al paziente di partecipare alla costruzione del problema, cosi come ad individuare le possibili soluzioni attraverso la
negoziazione tra i vari saperi presenti nel setting. All’interno del dispositivo i professionisti e il paziente hanno pari dignità, e tutte le professioni hanno pari valore. Il dispositivo prevede la partecipazione di almeno 4 attori fondamentali: il richiedente la mediazione, il mediatore etnoclinico, il mediatore linguistico, l’utente. A questi si possono aggiungere altre persone rilevanti per l’utente e l’operatore etnoclinico. - L’obiettivo della mediazione etnoclinica è di affrontare la difficoltà comunicativo-relazionale presente tra il richiedente la mediazione e l’utente e di rendere espliciti gli impliciti. Ogni attore del dispositivo etnoclinico ha un proprio ruolo, che deve essere il più possibile chiaro a tutti, permettendo una definizione “pulita” del setting.
Le slide e la registrazione sono disponibili per i e le partecipanti nell’area riservata
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