Martedì 17 maggio, si è tenuto il quinto appuntamento con i laboratori di etnopsichiatria, con la collaborazione del Centro Studi Sagara

Qui di seguito i “take-home messages”, una sintesi dei concetti emersi durante l’incontro di formazione:

  • Ogni soggetto è culturalmente determinato.
  • Il mondo sociale non è determinato da un’unica cultura, ma da più culture. Come dice Gramsci un dato mondo sociale è innervato da molteplici culture.
  • Il terapeuta deve prendere coscienza che lui stesso è culturalmente determinato ed è testimone della cultura di cui è innervato. Questo gli deve essere chiaro, perché di fronte al paziente lui interpreta ed incarna il ruolo derivante dalla cultura di cui è portatore.
  • L’incontro terapeutico è l’incontro di culture diverse fra loro: l’una quella del terapeuta, l’altra quella del paziente. Il terapeuta si presenta come attore di una cultura e testimonia la disponibilità, nel setting terapeutico, a creare un’interazione nel riconoscimento delle differenze culturali; interazione che diventa il frutto di una negoziazione condivisa.
  • La migrazione non è un fenomeno lineare: il mondo altro in cui il migrante arriva gli è estraneo, ma diventa progressivamente proprio. Quando il migrante torna nel luogo di origine, il suo stesso mondo è diventato “altro” e parzialmente estraneo. Egli ritorna nello stesso spazio, ma in un tempo diverso. Il tempo è irreversibile e segna il cambiamento di un mondo che non è più uguale a quando è stato lasciato. Avviene un’ibridazione di culture, all’interno dello stesso soggetto che migra e ritorna.
  • “L’etnopsichiatria è estrema, non è fatta per i cuori deboli. E’ un’arte marziale, nella quale si gioca la vita integrale di chi se ne occupa” (Stefano Inglese)

Le slide e la registrazione sono disponibili per i e le partecipanti nell’area riservata (accessibile con pw inviata agli iscritti al corso)

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